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Stratwarming 2018: allerta freddo e neve

Stratwarming 2018: allerta freddo e neve

Riscaldamento stratosferico eccezionale in atto. A breve sarà intaccata anche la troposfera. Conseguenze gelide per l’Europa?

Una settimana fa vi parlavamo dell’enorme stratwarming che si sarebbe verificato ne i giorni consecutivi a i piani alti dell’atmosfera, esattamente fra i 28 e i 35 chilometri di altitudine (stratosfera). Questo famigerato stratwaming esattamente è cominciato il 12 febbraio ed è ancora in atto. Uno “stratwarming” rappresenta un riscaldamento dell’aria in stratosfera (porzione dell’atmosfera localizzata sovra la troposfera) e a seconda dell’impeto del fatto può apportare conseguenze anche a i piani più bassi dell’atmosfera, ovvero la regione che più ci riguarda direttamente (la troposfera). Annualmente avvengono strawarming di diverse entità spesso tenui e poco incisivi ma altre volte anche molto intensi, con riscaldamenti di oltre 40-50 °C in pochi giorni (solitamente le temperature in stratosfera si aggirano, in corrispondenza del Polo nord, fra i -50 e i -80°C).

Quello in atto, nondimeno, potrebbe risultare uno dei più grandi riscaldamenti stratosferici da quando esistono le rilevazioni e si sta propagando verso i piani più bassi e per la velocità raggiunta dai venti in stratosfera . La temperatura è fortemente aumentata alla quota di 10 hpa (ossia circa 30 chilometri di altitudine), ma anche a 20 e 30 hpa (ovvero 10 chilometri più abbasso), segno che il riscaldamento si sta propagando anche a i piani più bassi. Di questo passo entro pochi giorni lo strawarming raggiungerà anche la troposfera provocando effetti consistenti, in grado di stravolgere letteralmente i movimenti  delle masse di aria. Già in passato il nostro pianeta aveva avuto a che fare con stratwarming di fortissima entità (SSW di tipo Major) come ad esempio nel 1929, nel 1985 e nel 2012 e le conseguenze si sono fatte sentire al suolo, specialmente fra Asia ed Europa, dove sono giunte avvezzioni di gelo estremo per diverse settimane, in grado di provocare danni colossali e disagi eccezionali fra le popolazioni colpite.

Eloquente il fulmineo incremento della temperatura di decine di gradi a 30 hpa (circa 20 chilometri di altitudine). È battuta anche la temperatura che solitamente troviamo in estate a quella quota. Questo è il segno che lo stratwarming si sta rapidamente propagando verso le basse altezze, in direzione del polo nord.

A differenza dei altri riscaldamenti, quello in atto risulta essere addirittura più forte e più incisivo, il più intenso da quando esistono i rilevamenti. Motivo per cui la condizione non va presa sottogamba e il tutto va monitorato con estrema attenzione per riuscire a percepire quali potranno realmente essere gli effetti di questo potentissimo stratwarming sull’Europa e maggiormente sul Mediterraneo.
Sappiamo che uno stratwarming che riesce a propagarsi sin verso la troposfera è in grado di colpire duramente il vortice depressionario polare (la ampia bassa pressione gelida che ruota nelle vicinanze al polo nord e che giostra la periodo invernale ne i numerosi continenti) rendendolo estremamente blando per colpa de la formazione di diverse celle di alta pressione che rallentano fortemente le correnti del getto polare (in certi casi possono anche bloccarle totalmente). Fra le diverse conseguenze di questa condizione, c’è la discesa di e masse di aria gelida di origine siberiana verso l’Europa (in moto anti-zonale) laddove possono persistere per giorni e giorni.

 

 

 

 

 

 

 

Ma vediamo cosa è previto dai modelli deterministici e probabilistici

Dopo lo scivolone di ieri, nella quale per un attimo è sembrato che la dinamica di “coupling” fra la stratosfera e la troposfera venisse a mancare, quest’oggi i modelli tornano su i propie passi. Le dinamiche di instabilitá invernale, scendono ora sotto il range delle 100 ore, il primo stimolo di instabilità i cui effetti in termini di precipitazioni e neve anche a basse quote sarebbero all’inizio destinate a le zone del centro dell’adriatico fra mercoledì e giovedì prossimo, porterebbe con sè il primo, significante raffreddamento del nostro continente.

L’aria fredda inizierebbe ad affluire sull’Europa, potendo contare sul consolidamento di un blocking d’alta pressione collocato sull’oceano Atlantico e su la Peninsula Iberica.Sarebbero i primi steps di una vasta fase invernale, i cui risultati finali riporterebbero a la luce, non senza un pizzico di nostalgia, uno spaccato di quelle che sono le dinamiche invernali di un tempo.

Attualmente entrambi i modelli deterministici danno una retrogressione fredda sull’Europa.

Vediamo le temperature previste a 1500 m

Il modello Europeo prevede addirittura -20 °C alle porte dell’Italia!!!!!

Vediamo I modelli probabilistici:

Temperature a 1500m < -5°C (zone in blu)

Temperature a 1500m < -10°C (zone in blu)

Probabilità di neve elevata (zone in blu)

Il modello probabilistico risulta essere più moderato con probabilità che l’evento raggiunga l’est Europa > del 50% e probabilità che raggiunga l’Italia ancora non elevatissime ma prossime al 50%.

Saremo quindi più precisi nei prossimi giorni ma a nostro parere la concordanza dei modelli deterministici verso questo scenario freddo e nevoso fa propendere per questa evoluzione.

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